Un mestiere scomparso torna a vivere con Venetian Dreams grazie a Marisa Convento. Costruire collane, coralli e gioielli con le perline di autentico vetro di Murano infilandole in lunghi aghi risalenti al 1800. Una clientela internazionale che ama la qualità, la ricerca dei materiali e la personalizzazione
Quando un mestiere recupera una tradizione culturale. Si fa riferimento a Marisa Convento, che con la sua bottega Venetian Dreams di Calle della Mandola a Venezia ha tolto dalla polvere il lavoro di “impiraressa”. Quest’ultima era un’attività quasi esclusivamente femminile, fiorita tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, che consisteva nel costruire collane e altri gioielli con piccole e piccolissime perline di vetro di Murano. Queste perline, chiamate tecnicamente conterie, venivano quindi infilate l’una dietro all’altra per realizzare oggetti di vario tipo; da qui le definizione di impiraresse a chi lo eseguiva, dal dialetto “impirar” inteso come infilare (a propria volta derivata da “Piron”, veneto per forchetta). La sua diffusione è dovuta all’espansione coloniale di fine ‘800, per richiesta sul mercato di manufatti ottenuti con queste perline. Poi però, verso gli anni ’60, il numero di impiraresse comincia a scemare, complice la scarsa appetibilità di un’attività poco remunerativa e per nulla creativa. Almeno finché Convento ha deciso di dedicarsi a essa. «Venivo da un settore completamente diverso perché, dopo il diploma all’istituto tecnico per il turismo, lavoravo in un’agenzia di viaggi – spiega la neoimpiraressa – poi da sposata mi sono trasferita nella parte storica dalla natia Marghera. Qui ho cambiato impiego, facendomi assumere alla Luigi Bevilacqua. L’ambiente veneziano e la produzione di alta gamma mi ha portato a un’ulteriore scelta: lanciarmi nell’artigianato e trasformare in professione quella che era una passione». E dalla fine del 2006 è iniziata la nuova avventura.
La titolare di Venetian Dreams sottolinea il fatto che le conterie ha imparato a infilarle da autodidatta. «Non mi sono servite scuole particolari – afferma –. Giudico molto più importante l’esperienza passata da Bevilacqua, che mi ha fatto capire cosa vuol dire far prodotti di qualità e quanta attenzione ci dev’essere alle spalle». Qualità che nel suo caso si concretizza nella ricerca delle conterie migliori, prodotte rigorosamente a Murano con la tecnica a canna tirata. Poi ci sono state e ci sono tuttora una sperimentazione e un perfezionamento continui. E così – mediante l’uso di lunghi aghi del 1800 o con il metallo – sono nati coralli, ricami, gioielli e fiori costituiti da perline, che partono tutti su commissione, in tempi diversi a seconda della richiesta. Del resto i clienti non mancano e Convento se li è acquisiti in parte grazie alla posizione del suo negozio. «Si trova nella zona di San Marco, a pochi passi dalla Fenice, è facile accorgersene». Il resto l’hanno fatto i social network, perché lei usa di frequente i vari Facebook, Instagram e Tripadvisor per tenersi in contatto con la clientela. «La maggior parte di chi si interessa ai miei prodotti è straniero, soprattutto dalla Francia, ma tanti vengono pure da Stati Uniti, Australia e Canada». Senza dimenticare un fattore curioso ma non di poco conto. «Attualmente non ho concorrenza, in virtù dell’estrema particolarità della mia attività».
Nel prossimo futuro Marisa Convento porterà avanti quanto fin qui fatto, magari intensificando l’organizzazione di workshop e di dimostrazioni, che gestiti da lei diventano anche un’occasione per approfondire la storia veneziana. E punterà sempre più al “customizzato”, alla personalizzazione del prodotto. «Il cliente vuole sempre oggetti su misura. I pezzi che escono dal mio laboratorio possono essere molto diversi l’uno dall’altro se non unici, e possono quindi presentare tempi differenti di realizzazione: se posso fare fino a una trentina di gioielli in un mese, per qualcuno di essi può occorrere una settimana intera per portarlo a termine. Per sviluppare nuove idee, sarà inoltre importante collaborare con qualche designer indipendente e infine applicare nuove tecnologie nella lavorazione». Per Open Factory terrà dei workshop all’interno della sua bottega, per chi volesse approfondire il mestiere delle “impiraresse” e per chi volesse conoscerne tutti gli aneddoti.